domenica 12 agosto 2007

La Tua Fabbrica

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La lettera della sifra

by Stanco Melisi, sifra, limena, padova


Il 14 dicembre 1977 è un giorno che non dimenticherò per tutta la vita, il postino mi consegna una lettera raccomandata della SIFRA (stabilimento italiano fabbricazione radiatori e affini) l'azienda di Limena presso cui lavoravo, …"la ringraziamo per la collaborazione fin qui intervenuta…..lei è licenziato". In 65 abbiamo ricevuto quella lettera, dopo sette anni di lavoro nei quali non ci saremmo mai immaginati, un giorno di ricevere una lettera come quella. In quell'azienda lavoravamo in 150 e secondo l'azienda quei licenziamenti si rendevano necessari per fare quadrare i conti che da un po' di tempo a causa della crisi dell'edilizia italiana erano in rosso. Ma perché proprio noi dovevamo subire il peso degli errori manageriali del proprietario, il "cavaliere Ottorino Benetollo"? Oltre alla SIFRA aveva avviato altre due aziende, inoltre qualche anno prima aveva acquistato una campagna a Limena , a vigneto e ci aveva costruito una cantina privata, l'imprenditore quindi era dinamico e intraprendente, ma di fronte alla crisi edilizia del 1974 non ha saputo scegliere la strada giusta e cioè quella di investire nella SIFRA per prepararsi alla ripresa che dal 1980 si è puntualmente verificata. La SIFRA però era "cotta" e dopo due anni di amministrazione controllata ha chiuso i battenti. Io avevo 28 anni e lavoravo in quell'azienda da sette anni, al laminatoio, certo perché il Benetollo acquistava la lamiera grezza e la lavorava a piacimento secondo le proprie necessità per la vasta gamma di piastre e radiatori che produceva. In provincia di Padova siamo stati i primi a conquistare la quattordicesima, sindacalmente eravamo la punta di diamante, a Limena quando serviva un picchetto davanti ad una fabbrica dove c'erano difficoltà sulla riuscita dello sciopero, gli operai con l'eschimo, della SIFRA erano presenti e non c'erano dubbi sulla riuscita. Quando contrattualmente abbiamo conquistato le 150 ore il C.d.F. ci mandò in due, io e Lino Canton alla facoltà di medicina del lavoro dell'università di Padova, Primario il Prof. Crepet per studiare gli effetti di nocività del lavoro in fabbrica, era il 1974 e per la durata del corso abbiamo seguito le lezioni seduti a fianco degli studenti che prendevano appunti e facevano domande.Nel !978 durante la pausa mensa del giovedì distribuivo dieci copie dell'Unità, il mio giornale ancora oggi. Un giorno durante uno sciopero a singhiozzo, dieci minuti di lavoro e dieci di sosta per una vertenza aziendale, il titolare mi affrontò chiedendomi se quello che facevo era legale (distribuire il giornale) ed io risposi se la sua ostinazione nel costringerci alla lotta era legale (sapevo che l'ordine a non firmare l'intesa partiva dalla CONFAPI di Padova), lui capì e se ne andò senza rispondere. Dopo i licenziamenti occupammo la fabbrica per cinque mesi, giorno e notte, dal fax continuavano ad arrivare gli ordini dalla Francia dalla Turkia, dalla Germania e dall'Italia e noi li facevamo recapitare alla dirigenza tramite un impiegato. Abbiamo messo in moto i Parroci della zona, i sindaci, i Consigli di fabbrica per raccogliere fondi utili a resistere il più a lungo possibile, abbiamo fatto una manifestazione per le vie del centro di Padova fino in Prefettura e sotto le finestre della Confapi, ma nulla si muoveva. La FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici) ci fece seguire da Luigi Loreggian un impiegato della Saimp in distacco sindacale, un bravo compagno, pieno di idee e di iniziativa. Per l'ultimo dell'anno abbiamo organizzato il veglione in mensa con ballo in un capannone riscaldato, dire che abbiamo registrato il tutto esaurito è dire poco, di più, una marea di gente. Mi ricordo che spesso facevo il mio turno di presidio in portineria, portando con me mia figlia Silvia nata il 4 gennaio, nella cesta di vimini e i compagni mi prendevano in giro, poi la discussione diventava seria quando si ragionava sulla donna che lavora….nonostante io fossi preparato in materia mi rendevo conto quanto fosse dura spuntarla. Finito il turno mettevo la bimba nel sedile posteriore della seicento e via a casa.Di quella lotta abbiamo fatto un libretto illustrato di 40 pagine che conservo gelosamente, perché abbiamo fatto scuola, infatti tutte le aziende che dopo di noi hanno conosciuto la crisi, Zedapa, Utita e altre tutte hanno fatto il loro libro, poi l'FLM si è disgregata, FIM; FIOM e UILM hanno preso strade diverse e noi lavoratori abbiamo pagato anche la crisi del sindacato, ma questa è un'altra storia. Alla riapertura dell'azienda dopo l'accordo sul ritiro dei licenziamenti, io sono andato in mobilità alla Breda di Cadoneghe e anche quella è un'altra storia, quattro anni dopo ho vinto un concorso a Trebaseleghe per un posto di Vigile Urbano, sei anni dopo mi sono trasferito a Cadoneghe dove sono rimasto fino alla pensione, dopo 37 anni sei mesi e quindici giorni di lavoro.
Melisi Stanco pensionato SPI CGIL

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